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Un itinerario ad Amsterdam

Come innamorarsi a settembre

Odio festeggiare il mio compleanno e credo che la colpa sia dei miei genitori. Avete presente le tipiche feste che si fanno all’asilo e alle elementari? Quelle con panini imbottiti, festoni e il gioco della sedia? Ecco io tutto questo da bimba l’ho sempre sognato tornando dalle feste delle amichette, ma puntualmente ogni anno a settembre si ripeteva la stessa storia. Eh sì, ho avuto la sfortuna di nascere in un periodo di transizione a fine estate ma non ancora in autunno, sempre una settimana prima dell’inizio della scuola. Si partiva per le vacanze e di solito il 10 settembre era il triste giorno del rientro a casa.

Da che ho memoria il 10 settembre ho sempre viaggiato. Ora non mi pesa più, odio le feste e i panini imbottiti e il miglior biglietto d’auguri è un biglietto aereo. C’è chi lo sa e mi conosce bene e ha curato il mio spleen causato dall’avvento del birthday blues a suon di tulipani portandomi tra ponti e canali di una delle meraviglie europee.

Amsterdam ci ha messo del suo per farmi innamorare. Quattro giorni alla ricerca della bellezza camminando sulla riva dell’acqua tra i colori dell’autunno e le pitture di artisti di strada. La città è meravigliosa e nulla va perduto: la monumentalità di piazza Dam e del suo palazzo reale che si sposa con le strette vie del centro storico dove vetrine allungate e senza veli fanno da cornice al mestiere più antico del mondo.

L’elegante ansa dorata monumento al Secolo d’Oro nella zona sud di Amsterdam con le sue case che si specchiano dal 1600 sui più bei canali della città è solo parte di una bellezza antica che si completa passeggiando con il naso all’insù tra vicoli, piazzette e ponti del vecchio quartiere popolare. A Jordaan troverete la cultura, l’arte e la musica di una città libera e cosmopolita. Qui ho mangiato la migliore apple pie della città, scoperto tesori tra le bancarelle vintage dei mercatini e trovato un simpatico monolocale GowithOh.

E quando stanchi cercherete ristoro alle vostre anime, il cuore e la mente vi guiderà a Museumplein, il grande giardino della cultura. Tre grandi pilastri dell’arte vi aspettano, e se visitare il museo di Van Gogh lo sentite come un atto dovuto alle vostre coscienze, non perdete il meraviglioso mondo moderno e contemporaneo del Stedelijk e la grandezza del Rijksmuseum.

Se non siete sazi e i vostri occhi chiedono ancora bellezza, parcheggiate la bici nei pressi del canale Singel e immergetevi tra i colori dei fiori del Bloemenmarkt: un antico mercato, un tempo galleggiante, che vi regalerà l’immagine di una vecchia Amsterdam elegante e profumata pronta a farvi innamorare.

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ExperienceIbizaTrip: non ho più sedici anni

Quando Federica mi ha chiesto se volevo partecipare ad un blog tour a Ibiza per conto di Viaggi Low Cost la mente è subito tornata indietro a dieci anni fa esatti: eccomi lì, una quasi sedicenne convinta che il mondo fosse quello raccontato dai greci e dai latini. Fu una vacanza surreale, mi ritrovai catapultata all’interno di un’immensa bolla di zucchero filato rosa, un paese dei balocchi solo per adulti che mi lasciò a bocca aperta.

Scoprì in men che non si dica, nonostante i miei natali riminesi, di non essere esattamente la regina della disco, di odiare con tutto il cuore gli schiuma party e di amare la spiaggia deserta delle dieci di mattina. Scoprì tutto questo a sedici anni proprio a Ibiza.

Ora mi veniva offerta la possibilità di tornare alla Isla bonita: nuovi occhi, dieci anni in più sulle spalle, compagni totalmente sconosciuti e accompagnatori d’eccezione pronti a presentarci su un piatto d’argento bellezze e meraviglie della loro isola. Un blog tour con tutti i crismi e un programma serrato che prevedeva ben pochi momenti di fiato. Che dire, non me lo sono fatta ripetere, sono partita e Ibiza mi ha lasciata ancora una volta a bocca aperta.

Eh sì, perché mentre sfilavano immagini mozzafiato di tramonti e di rocce a picco sul mare, mentre il verde dei pini correva veloce e si tuffava nelle acque cristalline, mentre ci si riempiva gli occhi e la bocca di meraviglie culinarie, il cuore si gonfiava di storie, di racconti e di sorrisi di quegli otto compagni di viaggio. Otto vite che mi sono sembrate centomila, favole rocambolesche, personaggi incantevoli che hanno illuminato mente e animo in un viaggio rigenerante.

Non ho più sedici anni, ma come allora odio discoteche, schiuma party e la vita notturna fatta di lustrini e paillettes. Ibiza sembrava saperlo e dall’alto di Dalt Vila, la vecchia città, o al tramonto a Cala Carbó mi ha insegnato i colori del suo mare, il rumore del suo vento regalandomi racconti e parole d’amicizia.

Grazie ai mie compagni di viaggio, a Maite dell’ufficio milanese del Turismo Spagnolo e a Carmen di Ibiza.travel che hanno organizzato il nostro #ExperienceIbizaTrip

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Vogliamo viaggiare, tutto il resto non conta

Cronistoria di un’avventura tra feste, tradizioni e fiabe andaluse

A farci conoscere è stata un’amica comune poi il web ha fatto la sua parte, come nelle migliori fiabe moderne. Così ho conosciuto Federica, così ho iniziato a scrivere per il suo Viaggi Low Cost sulla mia Siviglia e così sono passati quasi due anni.

“Sai che andiamo in Spagna? Sì, io e Giuseppe: un tour della Spagna da Madrid fino al sud dell’Andalusia dal 2 al 21 settembre”. Un sorriso e il mio cuore andaluso già ballava con loro sulle note di una flamenquito.

“Sarà un’esperienza fantastica, un viaggio attraverso tradizioni, feste e magie culinarie.  Ma raccontami di più…” Acquisto così il mio biglietto, preparo il mio trolley ed entro a far parte ufficialmente del team di Borghiamo e della sua SpagnaOnTheRoad. Federica continua, parla del progetto di un viaggio a cui pensava da tempo, chiama a raccolta amici desiderosi di partire e tra una chiacchiera e l’altra ecco le parole che aspettavo:

Abbiamo scelto la Spagna perché rispecchia il nostro carattere e il nostro modo di fare. La Spagna è solare, accogliente e low cost, proprio come noi. Ci siamo già stati e abbiamo visitato diverse città, ma ora lo faremo insieme, io e Giuseppe, portando avanti un progetto che coinvolge amici e blogger italo-spagnoli.

 Le tappe sono tante e sparse qua e là per la Spagna, ma è in Andalusia dove passeremo più tempo. Perché è una terra calda e a settembre è ancora estate e noi qualche bagno vogliamo farcelo! Ci hanno raccontato dei 40°-50° C dell’agosto sivigliano (eh già…), speriamo solo che in settembre il caldo sia meno opprimente… E poi l’Andalusia è terra di feste, tradizioni popolari di cui siamo davvero ghiotti. Un luogo magico di cui innamorarsi.

 Cosa ci aspettiamo? Difficile da dire. Potremmo dire avventura, anche se abbiamo una direzione, abbiamo delle tappe, potremmo quindi dire un vero grande viaggio. Sì, vogliamo viaggiare, tutto il resto non conta.

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La Spagna on the Road con Borghiamo

Non si può sempre vivere con un cuore dentro ad una valigia, ogni tanto è bene fermarsi e chiedere ad altri viaggiatori in dono un piccolo sogno. E’ il destino di noi anime in pena, stanche di cercare vecchie foto di viaggi lontani e di giocare a #facendofintadiesserelì: domandiamo aiuto ai nostri compagni di viaggio. E così si trovano amici lontani e si scoprono nuove storie. Come quella di Federica e Giuseppe e del loro Borghiamo, dai borghi alle spa con amore.

Un viaggio senza limiti, un viaggio di coppia, un’esperienza di amore e avventura. Ci sono tutti gli ingredienti per volare con i due verso nuove mete lontane, paesaggi esotici, montagne innevate e spiagge bollenti.

E qual è la prossima tappa? Borghiamo ha aperto una sfida, ha coinvolto altri amici, li ha radunati intorno a un tavolo e ha pianificato la sua, la nostra, SpagnaOnTheRoad.

Un percorso attraverso i colori, le musiche e i sapori di una terra straordinaria. Da Madrid a Toledo, da a Valencia e Alicante, da Murcia fino alla magia dell’Andalusia. E oggi un semplice augurio: che il vostro viaggio sia inizio e occasione per scoprire sorprese e tradizioni di un popolo ospitale. Che possiate innamoravi di plaza Mayor a Madrid, che possiate rimanere senza fiato di fronte alla bellezza di Cuenca e che possiate trovare ristoro ai vostri cuori tra gli smalti andalusi di giardini segreti.

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Di Barcellona, antibiotici e primi amori

Cronaca di un viaggio sgangherato, il primo viaggio sgangherato

I miei bambini sono sempre curiosi, soprattutto la classe di otto anni. Mi riempiono di domande, mi chiedono aneddoti sulla mia vita, sull’Italia, sulla pasta e sul clima. Quando li voglio far ridere fino alle lacrime porto in classe una foto del mare di Rimini con la neve, c’è sempre qualcuno che puntualmente mi chiede: Ma signorina l’ha disegnato lei??

Un giorno nel bel mezzo di una noiosissima lezione sugli aggettivi, un nanetto alza la mano, strano non lo fanno mai, e mi domanda curioso: Di preciso, quando ha iniziato a piacerle la Spagna?? Totalmente fuori tempo e per questo si beccò uno di quegli sguardi truci nonèilmomentoorapensagliaggettivi, ma poi sul treno che da Dos Hermanas mi riporta a Sevilla non ho fatto altro che pensare a quel primo viaggio in Spagna, era il 2006 e con due amiche partimmo da Bologna alla volta di Barcellona, fu il nostro primo viaggio sgangherato. Sgangherato perché allora non c’erano i voli per Barcellona low cost, non c’era booking o trip advisor ad aiutarci ma solo il nostro istinto. Ma soprattutto perché le vere sgangherate eravamo noi che partimmo ognuna con i nostri mali, il cuore a pezzi, un febbrone da cavallo e quantitativi di antibiotici nella valigia. Ma furono quattro giorni splendidi e fu lì che mi innamorai della Spagna e dei suoi colori.

Un primo amore che porto nel cuore, una Barcellona teatrale e bizzarra dal cielo azzurro e dall’accento italiano, un ricordo che si confonde tra i colori e i sapori del Mercato della Boqueria e lo stupore nel perdersi tra i vicoletti del Barri Gòtic della Ciutat Vella. Ricordo fosse Pasqua e le panetterie vendevano il dolce tipico pasquale la Mona e agli angoli delle strade non mancavano spettacoli, canti e balli improvvisati.

Quel viaggio fu il tipico viaggio da turiste imbottite di antibiotici e con al collo una macchina fotografica. Percorremmo Las Ramblas una ventina di volte, arrivammo fino al mare e alla spiaggia. Scoprimmo Gaudì e le sue opere, rimanemmo senza fiato di fronte alla bellezza di una Barcellona vista dall’alto del monte Tibidabo e ci riposammo sulle scalinate del Museu Nacional d’Art de Catalunya mentre una splendida Plaça d’Espanya al tramonto si stendeva sotto i nostri piedi.

Sono ritornata a Barcellona e ho cercato di ripercorrere Las Ramblas con quella stessa curiosità ingenua di quel lontano e sgangherato viaggio. Vi dirò di più, mi sono spinta verso La Barceloneta e ho ricercato quel ristorante raffinato ed elegante che ci consigliò il gestore del nostro hotel e dove rompemmo le nostre prime croste di una squisita crema catalanaE mi innamorai, ancora una volta.

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Un viaggio a Tarifa: la playa de Bolonia

Ho costanti déjà-vu. Un profumo, un colore, un raggio di sole mi trasportano indietro nel tempo, in luoghi lontani: come tanti biglietti aerei gratuiti. E così mentre sono in fila in macchina ad una rotonda, mentre aspetto paziente alla cassa del supermercato, mentre l’impiegato delle poste mi mette davanti uno scatafascio di pratiche da firmare per inviare un pacchetto grande un’unghia, la mia mente viaggia sempre lontano. C’è chi dice che ho perennemente la testa fra le nuvole e purtroppo ha ragione. Dimentico cose, date importanti, sovrappongo appuntamenti e ho la casa invasa da post-it che mi rimandano ad altri post-it sbiaditi e dagli angoli ricurvi. Sono una smemorata, ma giuro non ho mai perso un treno, un aereo e non ho mai sbagliato le coincidenze di autobus e metropolitane: ho la testa fra le nuvole che sa fare un’unica cosa, viaggiare.

Così questa mattina mentre mettevo in moto la macchina lasciando cadere a terra l’iphone tra le maledizioni comuni a tutti, mi sono ricordata di quella volta quando esasperata dal caldo torrido del maggio sivigliano ho convinto due girandoloni a prendere a noleggio un’auto e a scappare in spiaggia.

La mattinata era iniziata alle 7- vi giuro che per strada alle 7 di domenica mattina non incontrerete nessuno se non i festaioli della notte prima- e subito ci siamo brutalmente scontrati con la burocrazia spagnola. Perché eravamo italiani, ma pagavamo con una carta di credito spagnola. Le acrobazie e la bontà del coinquilino madrileño di uno dei due miei compagni che ha abbandonato il letto per mettere a soqquadro la camera dell’amico, trovare il suo NIE, fotografarlo e inviarlo via mail alla gentile segretaria dell’agenzia sono valse la levataccia e già di per sé tutta la giornata. Alla fine siamo partiti intorno alle 10 e la meta era Cadiz, poi ci siamo persi e siamo arrivati a Tarifa e alla sua splendida Playa de Bolonia.

Qui poco sotto le rovine di un’antica città romana che ti fa pensare sin da subito a quanto fossero bravi questi romani ad accaparrarsi i posti più belli della terra si estendono 4 chilometri di spiaggia con una sabbia bianca e fine che si perde nel blu dell’oceano, la circondano dune e una meravigliosa vegetazione di pini marittimi. Bolonia è famosa in tutta l’Andalusia proprio per la sua duna alta più di 30 metri e dichiarata patrimonio naturale nel 2001: arrivare in cima, sconfiggendo il vento, è un po’ come affrontare il deserto ma chi dice che la scalata vale solo per la vista dall’alto credo proprio fosse stato qui a Bolonia.

Il museo, le rovine del Baelo Claudia, e i chiringuitos che ti cucinano pesce fresco alla griglia: un incantevole dipinto, racconto perfetto di una giornata al mare nel profondo sud dell’Andalusia. E poi anche al ritorno abbiamo perso la rotta e qualcuno dall’Italia ci ha dato le indicazioni con un navigatore che navigava meglio del nostro e abbiamo corso contro il tempo per arrivare a Plaza des Armas e salire sull’ultimo autobus per Madrid, ma questa è un’altra storia…

Grazie a ValeGirotondo per la foto e per essere compagna di viaggio divertente e instancabile.

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Una birra a Praga

Non ne uscirete vivi e per gli astemi c’è poco da fare: Praga è la città della birra dove un boccale costa molto meno che una bottiglietta d’acqua minerale. E allora non ci resta che arrenderci alle tante birrerie che incontrerete sul vostro cammino e che propongono birra artigianale, chiara scura o ambrata, prodotta da birrifici poco fuori la città.

Io di solito vado a naso, mi lascio guidare dal mio istinto scegliendo luoghi e posti che più mi piacciono, ma questa volta ho deciso di lasciare la parola a chi ne sa più di me. Così mi sono lasciata guidare da Neil Wilson e Mark Baker e dai loro preziosi consigli raccolti da Lonely Planet.

Due perfetti ciceroni che mi hanno portato in uno dei birrifici più deliziosi della città, piccolo e accogliente dove tra due enormi e scintillanti tini in rame si serve due varietà di birra San Norberto, di produzione propria. E così dentro l’antico e magico Monastero di Strahov potrete gustare una birra scura, tmavý, densa e schiumosa e una ambrata, polotmavý, delicata e gustosa.

E tra un boccale di birra e un croccante pretzel passerete un delizioso pomeriggio praghese.

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Praga: una passeggiata sul Ponte di Carlo

Più che una viaggiatrice sono un’anima in pena. Ora sono a Praga sul Ponte di Carlo (Karlův Most) e mi godo il panorama sul fiume e la bellezza di quel castello che dall’alto domina la città. Io adoro sopra ogni cosa l’acqua e trovo che sia proprio un fiume, un lago, il mare a conferire incanto e meraviglia a ogni luogo sulla terra. E tutte le volte che mi sposto, tutte le volte che cambio compulsivamente la mia città cerco disperatamente l’acqua e tutte le volte puntualmente me ne innamoro.

E così è stato per Praga e per la Moldava. Così è stato per il suo ponte, per la sua piazza con l’antico orologio, così è stato per il castello che racconta leggende segrete. Mi sono innamorata di questi luoghi e della loro storia, mi sono innamorata del mistero che avvolge la città e dei numerosi morti che la resero libera e bella. Praga è meravigliosa in primavera, e meravigliosi e gentili sono i suoi abitanti talmente indaffarati a farti sentire a casa che va a finire che non partirai più.

Lasciando a casa la mappa e seguendo solo il tuo naso incontrerai scorci incantati, dove il gotico si mescola all’art nouveau con un’armonia tale da fare invidia alle migliori capitali europee. Una passeggiata di qualche giorno ti porterà a visitare il centro storico, la Praga antica e ti fermerai con il naso all’insù in mezzo a una folla di turisti pronti a vedere sfilare i dodici apostoli sulla cima dell’orologio. Visiterai il castello, la Cattedrale di San Vito, e ti soffermerai su quella finestra da cui si dice ebbe inizio nel 1618 la Guerra dei Trent’anni, e ti lascerai cullare dalla Moldava ammirando i riflessi degli eleganti palazzi e del tetto d’oro della Grand Opera di Praga.

E per chi avesse un poco più di tempo da dedicare all’esplorazione della capitale europea, la mia anima vagabonda consiglia un giro al Veltrzní Palác, il museo di arte moderna e contemporanea realizzato nel 1928 per ospitare fiere commerciali ora sede di opere di Rodin, Gaugin, Van Gogh, Klimt, Schiele e Picasso.

E io ora sono qua innamorata e felice, pianificando la prossima avventura.

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A Parigi

Era settembre 2009 quando feci la prima valigia con l’intento di non tornare a casa prima di tre mesi, e tutti avevano scommesso che non ce l’avrei mai fatta. Mi avevano data per spacciata ancora prima di cominciare, della serie se non vedo non credo. E forse un po’ ci credevo anche io. Ma quando con la mia valigiona rossa laccata sono scesa in piena notte davanti alla chiesa gotica di rue de Jourdain, non ho avuto più il minimo dubbio.

Parigi con il suo sole di settembre è diventata fin da subito la mia casa. E nonostante le difficoltà continue e gli scontri con una burocrazia francese che non sembrava tener conto del fatto che io fossi inspiegabilmente una straniera, ricordo ancora di quando camminavo per strada con il naso dritto, la fronte corrugata e gli occhi pensierosi per darmi un tono da parigina.

Avevo una piccola casetta di 24mq in una piccola stradina, Villa de l’Ermitage, un antico ricordo della campagna parigina, e la cosa buffa era la presenza di un comitato che tutelava le sue piante, i suoi alberi, i suoi cespugli e i suoi fiori. E alla domenica di fine settembre si riuniva in strada con torte, biscotti e vino per tutti. In realtà sembrava di essere ovunque meno che a Parigi.

Ricordo una delle prime serate. Faceva ancora caldo e il cielo era chiaro e limpido, la notte pareva non volesse arrivare. Dopo una lunga camminata nel quartiere, siamo arrivati in cima alla collina del Parc de Belleville e lassù abbiamo brindato ai futuri mesi con gli occhi già pieni di Parigi.

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Los Angeles: un salto al Getty Museum

Oggi ho aperto il mio quaderno di viaggio che conservo da tempo immemorabile, in un angolo di una pagina avevo annotato Getty Museum, Los Angeles, farci assolutamente un salto”. Ricordo quella scritta, era una pausa-studio durante la preparazione del peggior esame di tutti i tempi: storia dell’arte.

L’idea mi era nata dalle parole della stessa professoressa, ripeteva sempre con leggerezza: ”Se passate da Los Angeles, fate un salto al Getty Museum”. Ricordo i sorrisi maliziosi, come se Los Angeles fosse dietro l’angolo… Era il 2008 e io avevo appena pianificato, con un netto anticipo di 6 mesi, il mio viaggio a Seattle e allora mi faceva sorridere il solo pensiero che si potesse organizzare una visita di “passaggio” nella Città degli Angeli. Ma erano, ahimè, altri tempi.

Oggi forse le parole della professoressa non mi suonerebbero più così strane: i voli verso gli USA si sono intensificati, e può capitare facilmente di trovare offerte last minute Milano Los Angeles. E allora il sogno di passare dal Getty Museum può diventare realtà…

Ho da sempre fantasticato su questo posto lontano, sui suoi dipinti e sulle opere, e ancora oggi dopo aver visto meraviglie come la Galleria Borghese, i Musei Vaticani, Palazzo Pitti, la Scuola Grande di San Rocco, e ancora la National Gallery, il Louvre e il Prado, il museo californiano è rimasto un po’ una spina nel fianco. L’idea di poter vedere il Velo della Veronica del Correggio, di cui tanto ho sentito parlare, mi inebria di gioia.

E forse qua gli appassionati di arte avrebbero un bel po’ da ridere, citando capolavori del Bel Paese e la nota querelle con l’Italia conclusa con la cessione di un buon numero di opere al nostro paese, ma poco importa. Una struttura all’avanguardia, un centro culturale di tutto rispetto che organizza mostre e rassegne di arte, e le recensioni entusiastiche che parlano di una splendida vista dalla collina del Getty Center, sono quanto basta per farmi inserire il museo tra le tappe della mia futura visita alla città.

Ed è proprio questo il momento migliore di un viaggio: quando seduta davanti al computer, guida e cartina alla mano traccio l’itinerario per la mia nuova avventura. E’ allora che carichi di emozione e di aspettative si cercano mete nascoste, luoghi segreti dove scoprire e fondersi con una cultura differente.

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