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Viaggio a tappe in Andalusia: las marismas del Rocío

Se vivi in Andalusia non puoi non sapere cosa sia El Rocío. E ti conviene fissarlo bene a mente, eviterai così di lanciarti un intero bicchiere di te ghiacciato addosso saltando preoccupata al primo colpo di tamburo. E poi dicevano che le domeniche di maggio erano calde e tranquille.

Ma andiamo con ordine. El Rocío altro non è che una chiesa meravigliosamente bianca nella provincia di Huelva, immersa nel verde del Parque di Doñana. Un eremo lontano, dove il tempo sembra essersi fermato. Niente auto né strade, solo sabbia, cavalli e carrozze e l’immensa palude verdeggiante, la famosa marisma del Rocío, abituale protagonista delle più belle sevillanas. In tale luogo si venera con fiaccole e splendori dorati la meravigliosa Virgen del Rocío, conosciuta anche con il nome di Paloma Blanca.

Qui ogni anno la preghiera diventa un’enorme festa che richiama pellegrini da ogni parte dell’Andalusia e non solo. Si lascia la propria vita, chi per una settimana, chi per qualche giorno, chi addirittura per un mese, si tira fuori dall’armadio l’abito colorato della tradizione flamenca, si sella il cavallo, si prepara la carrozza e si parte danzando e cantando per un lungo pellegrinaggio che si conclude ai piedi della Virgen del Rocío il lunedì di Pentecoste.

E allora quando il suono dei tamburi arriva fino al cielo, gli occhi si riempiranno dei colori e dell’allegria tipici di questa terra. In un vociare di danze che giunge al mattino.


Grazie a Federica e a Giuseppe e alla loro #SpagnaOnTheRoad per avermi concesso nuovamente di poter tornare in questa terra…

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Viaggio a tappe in Andalusia: Playa Punta del Moral, Ayamonte

Un altro viale di alte palme e un cartellone pubblicitario: Seguro que vas a volver ed ecco che già si sente aria di mare. Tra casette a schiera nuove di zecca e giardini ben curati in lontananza si scorge la duna di Punta del Moral, una delle spiagge oceaniche di Ayamonte, lontane dal paese andaluso circa 8 chilometri.

Un’immensa distesa di sabbia, onde alte da far impallidire gli amanti del surf e un sole che alle cinque del pomeriggio scotta come fosse mezzogiorno: alla playa Punta del Moral ascolterete il rumore del silenzio interrotto solo dalla risacca del mare.

Un angolo di pace, ma non abbiate fretta i ritmi, il caldo e il sole sono quelli andalusi.

Non si scende in spiaggia prima delle sei, non si sale prima delle nove e prima delle undici di sera scordatevi la cena. Per ovvie ragioni, dopo un bagno rigenerante nell’Atlantico, concedetevi una boliña (bolinha in portoghese): un dolce tipico venduto sulle spiagge dell’Algarve e in quelle di confine ripieno di crema o di cioccolata. Una bomba per la linea, ma poi basta una nuotata per smaltirlo. Garantito.

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Ayamonte, sorrisi di frontiera

La cosa che più mi piace dell’Andalusia è l’uso abbondante delle palme. Alte e slanciate, regalano a giardini e aiuole eleganza e signorilità. Anche Ayamonte non è da meno, e all’entrata in paese mi accoglie un viale di palme che corre rapido lungo la riva del Guadiana. Benvenuta nella punta estrema di Andalusia. Eh sì, perché quello che si vede di là dal fiume, che si raggiunge con dieci minuti di battello, altro non è che il Portogallo, l’Algarve.

Ayamonte, famosa in tutta Spagna per le sue fabbriche di conserve di pesce, è un gioiellino grazioso che nasconde ad ogni angolo storie e leggende legate al mare, ai santi e alle feste patronali. E quella allegria, quella bontà tipicamente andalusa si respira anche tra le stradine di questo paesino; ve ne accorgerete quando incontrerete un adorabile anziano signore pronto a descriverti con semplicità vita, morte e miracoli della sua terra. Scoprirete così la storia rocambolesca della Virgen de las Angustias pescata tra le acque portoghesi e celebrata con una grande festa l’8 di settembre. Sbalorditi ammirerete tesori, ori preziosi, gioielli e abiti finemente decorati: regali e donazioni di fedeli cittadini.

E dopo una passeggiata nel centro, tra piazze decorate con azulejos e palme, salite su in alto nel barrio antico della città. Qui il Parador de Ayamonte, hotel di lusso, vi regalerà un’incantevole vista. Il sole alto nel cielo illumina il fiume che lentamente sfocia nell’Oceano, e vi sembrerà quasi un’ingiustizia, una terribile ingiustizia delle latitudini, che siano già le nove di sera ma non vi sia alcuna traccia di luna e stelle in cielo.

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Vogliamo viaggiare, tutto il resto non conta

Cronistoria di un’avventura tra feste, tradizioni e fiabe andaluse

A farci conoscere è stata un’amica comune poi il web ha fatto la sua parte, come nelle migliori fiabe moderne. Così ho conosciuto Federica, così ho iniziato a scrivere per il suo Viaggi Low Cost sulla mia Siviglia e così sono passati quasi due anni.

“Sai che andiamo in Spagna? Sì, io e Giuseppe: un tour della Spagna da Madrid fino al sud dell’Andalusia dal 2 al 21 settembre”. Un sorriso e il mio cuore andaluso già ballava con loro sulle note di una flamenquito.

“Sarà un’esperienza fantastica, un viaggio attraverso tradizioni, feste e magie culinarie.  Ma raccontami di più…” Acquisto così il mio biglietto, preparo il mio trolley ed entro a far parte ufficialmente del team di Borghiamo e della sua SpagnaOnTheRoad. Federica continua, parla del progetto di un viaggio a cui pensava da tempo, chiama a raccolta amici desiderosi di partire e tra una chiacchiera e l’altra ecco le parole che aspettavo:

Abbiamo scelto la Spagna perché rispecchia il nostro carattere e il nostro modo di fare. La Spagna è solare, accogliente e low cost, proprio come noi. Ci siamo già stati e abbiamo visitato diverse città, ma ora lo faremo insieme, io e Giuseppe, portando avanti un progetto che coinvolge amici e blogger italo-spagnoli.

 Le tappe sono tante e sparse qua e là per la Spagna, ma è in Andalusia dove passeremo più tempo. Perché è una terra calda e a settembre è ancora estate e noi qualche bagno vogliamo farcelo! Ci hanno raccontato dei 40°-50° C dell’agosto sivigliano (eh già…), speriamo solo che in settembre il caldo sia meno opprimente… E poi l’Andalusia è terra di feste, tradizioni popolari di cui siamo davvero ghiotti. Un luogo magico di cui innamorarsi.

 Cosa ci aspettiamo? Difficile da dire. Potremmo dire avventura, anche se abbiamo una direzione, abbiamo delle tappe, potremmo quindi dire un vero grande viaggio. Sì, vogliamo viaggiare, tutto il resto non conta.

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Viaggio a tappe in Andalusia: la playa de Cadiz

A circa un’oretta di treno da Siviglia, Cadiz è una perla bianca a picco sull’oceano. Le sue spiagge sono le più famose dell’Andalusia: bianche, enormi e selvagge con onde alte e spumose, meta privilegiata degli amanti del vento e del mare.

La città è meravigliosa e riserva sorprese inaspettate: caldi vicoletti in salita, frenetiche strade brulicanti di turisti, assolate piazze dove si cerca ristoro sotto l’ombra di una cruzcampo, un duomo imponente con alte scalinate e poi quella terrazza incredibile che si affaccia su un golfo blu e turchese.

Ma il cuore mi spinge più a sud fino alla morbida distesa de El Palmar, una spiaggia bianca e assolata a Vejer de la Frontera in provincia di Cadiz. Un luogo di confine, da una parte la movida e la fiesta dei chiringuitos e dall’altra l’immensa tranquillità di una duna selvaggia, quasi abbandonata, dove l’acqua è gelida e cristallina. E’ qui che tra un tramonto rosso fuoco e un risveglio lento e nebbioso mi sono innamorata dell’Andalusia.

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Tre giorni a Siviglia

Tempo fa un caro amico mi chiese consigli per un viaggio a Siviglia. Quando mi succede mi si illuminano sempre gli occhi, trovo che non ci sia nulla di più bello che svelare segreti nascosti di una città ormai tua. Mi ero già lanciata in mille discorsi citando al minuto 70 posti catalogati come “assolutamente da vedere”, non avevo neanche preso fiato, quando: “Calma, France’. Stiamo solo tre giorni…” Come concentrare i colori e la luce di Siviglia in soli tre giorni? Era una sfida, ma riuscì ad elaborare il programma perfetto.

L’amico fu felicissimo dell’itinerario e poco importa se lo seguì alla lettera. Così oggi, mentre scartabellavo tra quaderni vecchi e agende nuove ho ritrovato gli appunti per Tre Giorni a Siviglia e riveduti e corretti ho deciso di regalarli. Caso mai qualcuno abbia bisogno di un piccolo sogno andaluso.

Tre giorni a Siviglia: te vas a caer enamorado de Sevilla!

Sevilla es una maravilla e lo capirai bene entrando all’Alcázar: qui tra azulejos colorati, decorazioni arabe che sembrano avere la leggerezza dei merletti, giochi d’acqua e fontane nascoste sembra di essere i protagonisti di una delle favole le Mille e una Notte. Proprio di fronte alla meraviglia araba dall’altro lato della plaza del Triunfo si trova la più grande cattedrale gotica al mondo con il suo campanile simbolo di un’antica dominazione mudéjar. La Cattedrale di Siviglia è il simbolo della città e i tesori che nasconde al suo interno, oltre che alla splendida vista dall’alto della Giralda, valgono bene la coda all’ingresso.

Una tapa al mediodia? Uscito dalla Cattedrale dirigiti verso l’Ayuntamiento de Sevilla, attraversa la plaza San Francisco e una volta giunto sull’orlo del Salvador fermati. La plaza del Salvador sarà piena zeppa di gente che poco dopo le quattro si riunisce a bersi una birra, ma se non è un aperitivo quello che cerchi allora all’angolo sinistro della piazza, dal lato opposto della chiesa del San Salvador, un baretto bianco e azzurro saprà soddisfare amenamente le vostre richieste. Los Corales serve delle ottime tapas di carne e pesce: fantastico il calamaro con il riso, il solomillo con formaggio di capra e pancetta, le patatas bravas e le alette di pollo fritte. I prezzi sono modici e i modi dei camerieri sono squisiti.

Il pomeriggio io lo passerei scorazzando lungo il fiume dalla Torre dell’Oro fino alla Plaza de Toros, puoi affittare una bicicletta e spingerti oltre il ponte di Triana, oppure passeggiare ma goditi questo momento. Il Guadalquivir, i suoi colori, sono una delle meraviglie della città.

La prima serata sarà a Triana. Qui batte il cuore dei veri sivigliani. Inoltrati nei suoi vicoli, scopri i piccoli bar dove servono cruzcampo e tapas divine. Io qui ho conosciuto i calamari alla plancha de Las Golondrinas, ed è stato subito amore. La notte a Siviglia è giovane e prima dell’una nessuno esce. Un posto carino dove trovare locali, ascoltare musica e perché no gustarsi spettacoli di flamenco e sevillana improvvisati (qui tutti sanno ballare) è calle Betis, sul lungo fiume di Triana.

Il secondo giorno parti con estrema calma, quando il sole è già alto nel cielo smaltato e rifugiati tra i colori di Plaza de España. Non ci sono parole per descriverla. Devi assolutamente vederla in silenzio su e giù per i suoi ponti. Il Parque de Maria Luisa si estende ai suoi piedi e una bella passeggiata fino a plaza des Americas è d’obbligo. E’ un giardino segreto: tra le sue fronde si celano piccoli pappagallini colorati, pavoni, specchi d’acqua e grotte nascoste.

Non ti dimenticare l’altro simbolo di Siviglia, la Real Fábrica de Tabacos, sì proprio quella dove lavorò Carmen. Ora è la sede principale dell’università.

Per una tapa qui non hai che da chiedere, sono tante le botteghine che offrono montaditos caldi e piatti del giorno. Io ti consiglio di avventurarti nell’antico barrio di Santa Cruz proprio dietro la Alcázar e cercare quella che più ti piace, oppure nella parallela all’Avenida de la Costitución, calle Fernández y González trovi la Taberna Coloniales.

Un pomeriggio di shopping tra i negozi di calle Sierpes fino alla Campana e perché no la salita al Mirador de Las Setas per un caffè e un’ottima vista sui tetti di Siviglia.

La sera, soprattutto se è sabato, la devi passare alla Alameda de Hércules dove c’è il migliore dei ristorantini da tapas: Al Aljibe. Nella sua terrazza potrai scegliere tra tante tapas abbondanti e dell’ottimo vino andaluso. Quando sento la nostalgia del risotto corro qui e lo ordino, è delizioso. Altro piatto che non deve mancare è il bacalà in tempura.

Se la mattina dopo hai tempo prima di correre all’aeroporto potresti pensare di fare un giro fino alla chiesa della Macarena, oppure dedicarti alla splendida arte di Murillo nel museo delle Belle Arti, oppure avventurarti per il barrio di Santa Cruz alla ricerca della Casa di Pilato, oppure potrai spingerti là dove osano pochi turisti e esplorare il Centro de Arte Andalusa Contemporanea alla Cartuja, oppure… oppure…

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Viaggio a tappe in Andalusia: la Mezquita di Córdoba

Se penso alla prima volta che sono stata qui mi viene da sorridere. Era fine gennaio 2012, un giovedì mattina in cui non avevo scuola, e faceva stranamente freddo. Indossavo una giacchetta leggera color cipria e ricordo che a metà giornata dovetti fare una tappa obbligata in un bar per un café con leche riscaldante. E’ stato il giorno in assoluto più freddo in Andalusia, facevano 10 gradi e nessuno era preparato.

Oggi invece fa un caldo pazzesco, nonostante siano quasi le 6 di sera, e la tappa al bar la si fa solo per rinfrescarsi con una birra ghiacciata nell’unico cono d’ombra possibile. Sto aspettando la mia guida, la mia coinquilina e amica sevillana originaria di Córdoba, C. che oggi mi insegnerà misteri e segreti della meravigliosa Mezquita di Córdoba, che lei stessa con gli occhi brillanti ama definire preciosa.

All’ingresso ci accoglie un forte odore di fiori d’arancio e lo zampillare di fontane e di rivoletti d’acqua: siamo nell’antico patio della moschea dove si era soliti fare le abluzioni, divenuto poi ingresso della Cattedrale cristiana. Una volta dentro vi assicuro che rimarrete senza fiato, storditi e totalmente incapaci di spiegare dove siate finiti, e non importa se anche fosse la seconda o la quarta volte che varcate quella soglia. Una selva di colonne, una foresta di pilastri e il rosso del mattone che si alterna alla pietra bianca fanno pensare di trovarsi dentro un’antica moschea, ma il coro rinascimentale posto impropriamente al centro ci ricorda che ora siamo nella Cattedrale della Nostra Signora dell’Immacolata Concezione di Córdoba.

Se pure Carlo V pare che a lavori ultimati disse al Capitolo Avete costruito qualcosa che voi o altri avreste potuto costruire ovunque, ma avete distrutto qualcosa di unico al mondo, a noi non resta che ricercare quelle antiche tracce arabe, quello stile mudejar che vive in squisiti mosaici dai colori dell’oro e del rosso ruggine che adornano il mihrab della Moschea. E quello di Córdoba è di una bellezza straordinaria.

Quando terminiamo la visita all’interno, C. mi conduce lungo le mura esterne ad ammirare le iscrizioni che risalgono al tempo del califfato. Le più belle sono le mura occidentali lungo calle Torrijos, qui si trova la porta più antica della moschea, Puerta de San Esteban, che l’iscrizione sovrastante fa risalire all’855, ma sarà la Puerta de San Miguel a vincere il titolo di luogo più antico dell’edificio risalendo a quella Cattedrale visigota dedicata a San Vincete che l’emiro Ab dar-Rahman I fece demolire per dare vita a una delle meraviglie di arte islamica in Andalusia.

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Viaggio a tappe in Andalusia: i fiori di Cordoba

Da quando vivo qua ho fissa in testa un’immagine: un tavolino all’ombra di una tenda rossa e bianca, due cruzcampo e una valigia a lato. E così oggi inauguro una nuova rubrica che porterà il viaggiatore in giro per l’Andalusia, in un viaggio a tappe che ripercorre feste, tradizioni e usi di una terra magica dove batte sempre il sole.

Accantonati i volantes della Feria de Abril, abbiamo giusto il tempo di lavare il nostro traje da flamenca e correre pa’ Cordoba. La cittadina andalusa a circa un’oretta di macchina dalla vicina Siviglia e a soli 40 minuti di treno nasconde un maggio ricco di sorprese. Un mese intero di festeggiamenti come solo in Andalusia sanno fare. Dalla festa de Las Cruces alla festa de Los Patios in fiore fino alla Feria l’ultimo weekend di maggio che con la sua entrata monumentale chiude ufficialmente i festeggiamenti del Mayo Cordobés.

E mescolando il sacro con il profano, adornando le croci di fiori e allestendo una lunga barra dove gustarsi una fresca birra tra una sevillana e una rumbita, troverete quella giusta atmosfera di festa andalusa dove ogni occasione è buona per battere le mani ed innamorarsi.

Dal canto suo Cordoba, perla dell’Andalusia, saprà accogliervi dispiegando le sue migliori portate: la Mezquita con i suoi rossi e bianchi che ricordano un antico passato arabo, il ponte romano che corre sul Guadalquivir e quei deliziosi vicoletti bianchi dai balconi trapuntati di fiori che nascondono i segreti dell’antica Juderia. Per chi non ha ancora gli occhi stanchi consiglio la visita alla Alcázar dei Re Cristiani e il Palazzo di Viana con i suoi 12 patios ricchi di fiori e giochi d’acqua.

E stanchi, dopo una giornata di cammino per la città, ci ritroveremo in uno dei tanti bar della Plaza de la Corredera, con la nostra cervecita e la nostra valigia pronti per una nuova tappa di questo viaggio per l’Andalusia…

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Un viaggio a Tarifa: la playa de Bolonia

Ho costanti déjà-vu. Un profumo, un colore, un raggio di sole mi trasportano indietro nel tempo, in luoghi lontani: come tanti biglietti aerei gratuiti. E così mentre sono in fila in macchina ad una rotonda, mentre aspetto paziente alla cassa del supermercato, mentre l’impiegato delle poste mi mette davanti uno scatafascio di pratiche da firmare per inviare un pacchetto grande un’unghia, la mia mente viaggia sempre lontano. C’è chi dice che ho perennemente la testa fra le nuvole e purtroppo ha ragione. Dimentico cose, date importanti, sovrappongo appuntamenti e ho la casa invasa da post-it che mi rimandano ad altri post-it sbiaditi e dagli angoli ricurvi. Sono una smemorata, ma giuro non ho mai perso un treno, un aereo e non ho mai sbagliato le coincidenze di autobus e metropolitane: ho la testa fra le nuvole che sa fare un’unica cosa, viaggiare.

Così questa mattina mentre mettevo in moto la macchina lasciando cadere a terra l’iphone tra le maledizioni comuni a tutti, mi sono ricordata di quella volta quando esasperata dal caldo torrido del maggio sivigliano ho convinto due girandoloni a prendere a noleggio un’auto e a scappare in spiaggia.

La mattinata era iniziata alle 7- vi giuro che per strada alle 7 di domenica mattina non incontrerete nessuno se non i festaioli della notte prima- e subito ci siamo brutalmente scontrati con la burocrazia spagnola. Perché eravamo italiani, ma pagavamo con una carta di credito spagnola. Le acrobazie e la bontà del coinquilino madrileño di uno dei due miei compagni che ha abbandonato il letto per mettere a soqquadro la camera dell’amico, trovare il suo NIE, fotografarlo e inviarlo via mail alla gentile segretaria dell’agenzia sono valse la levataccia e già di per sé tutta la giornata. Alla fine siamo partiti intorno alle 10 e la meta era Cadiz, poi ci siamo persi e siamo arrivati a Tarifa e alla sua splendida Playa de Bolonia.

Qui poco sotto le rovine di un’antica città romana che ti fa pensare sin da subito a quanto fossero bravi questi romani ad accaparrarsi i posti più belli della terra si estendono 4 chilometri di spiaggia con una sabbia bianca e fine che si perde nel blu dell’oceano, la circondano dune e una meravigliosa vegetazione di pini marittimi. Bolonia è famosa in tutta l’Andalusia proprio per la sua duna alta più di 30 metri e dichiarata patrimonio naturale nel 2001: arrivare in cima, sconfiggendo il vento, è un po’ come affrontare il deserto ma chi dice che la scalata vale solo per la vista dall’alto credo proprio fosse stato qui a Bolonia.

Il museo, le rovine del Baelo Claudia, e i chiringuitos che ti cucinano pesce fresco alla griglia: un incantevole dipinto, racconto perfetto di una giornata al mare nel profondo sud dell’Andalusia. E poi anche al ritorno abbiamo perso la rotta e qualcuno dall’Italia ci ha dato le indicazioni con un navigatore che navigava meglio del nostro e abbiamo corso contro il tempo per arrivare a Plaza des Armas e salire sull’ultimo autobus per Madrid, ma questa è un’altra storia…

Grazie a ValeGirotondo per la foto e per essere compagna di viaggio divertente e instancabile.

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Un nascondiglio alla Cartuja

Ogni città ha i suoi rifugi. Luoghi messi lì ad arte, mete di pellegrinaggi con il cuore punto dalla nostalgia, tane segrete dove ritrovare un dolce equilibrio. Io nel mio esilio volontario lontano da casa ho collezionato una miriade di rifugi che cambio a seconda del tempo, delle mode e della stagione.

Ora ho scoperto che dall’altro lato del Rio, proprio sull’Isla de la Cartuja tra i padiglioni addormentati dell’Expo del ’92 c’è un ex monastero certosino del 1300, e se vi dico che è stupendo dovete credermi. In un silenzio quasi surreale, in un luogo che sembra dimenticato persino da Dio, tra vasche dalle acqua immobili e cespugli di canne, sorge un edificio dalla storia singolare. Da monastero a quartier generale  durante l’occupazione napoleonica, fino a fabbrica di ceramica con alte fornaci di mattoni; fu l’Expo a ridargli la vita con un restauro costosissimo.

E se la chiesa del monastero era diventata il laboratorio della fabbrica di ceramica, è tutt’ora possibile scorgere la bellezza degli ori barocchi, delle ceramiche di Triana, del chiostro in stile mudéjar fino a trovare la pace nell’antico orto del monastero.

Questo luogo che ospita i fantasmi del passato e le speranze di un benessere che si è tramutato in polemiche e scandali con la chiusura dell’Expo è uno dei miei preferiti, uno dei miei tanti rifugi dove scappare e innamorarsi nuovamente della mia Siviglia.

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