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Siviglia, il ritorno

E’ incredibile come tornare là dove hai lasciato un pezzettino di cuore possa provocare un tale mal di pancia. Siviglia mi ha accolta il 6 di gennaio scorso, con un’enorme valigia da emigrante.

Mi ha accolta con il sole, le palme e gli alberi ricchi di arance. Mi ha dato una casa vicino alla storica fabbrica della birra più famosa dell’Andalusia, mi ha dato un lavoro in una ridente scuola di provincia, e mi ha regalato amici dal cuore d’oro. Mi ha insegnato a ballare e a santificare ogni giorno di festa. Mi ha fatto sentire importante, mi ha viziata e coccolata dal primo momento, lasciando dentro di me parte di questa incredibile città.

Ora torno, e sto vivendo queste ore che mi separano in uno stato di agitazione, che succederà? Cosa riserverà ancora una volta questa magica città per stupirmi? Ma soprattutto, tornerò?

Una romanticheria

Ogni tanto è bene concedersi una romanticheria, soprattutto se si è lontani da casa e dagli affetti di ogni giorno. Capo Trafalgar serve a questo. Nella città di Barbate, vicino a Cadiz, un tombolo di terra corre verso il mare, in mezzo a una duna lunare. Una favola che si anima al tramonto, quando il sole rosso saluta e se ne va.

A bailar sevillana: Feria de Abril

Il suono dei bracciali che tintinnano in autobus, una miriade di fiori colorati, negozi e bar deserti… Così inizia la Feria de Abril, puntuale come ogni anno, due settimane dopo la Semana Santa e Sevilla tra una jarra de rebujito e una tapita de jamón è pronta a dare il via a una settimana di festeggiamenti.

Non avevo idea di cosa fosse, ma mi è bastato un solo minuto per rimanere letteralmente senza parole. L’intera città si trasferisce all’interno del recinto feriale, con tanto di entrata trionfale, lucine e strade di albero (una particolare terra rossa in grado di macchiare qualsiasi cosa) per passare una settimana all’insegna dell’allegria.

E in un turbinio di danze eleganti e sensuali, tra gli innumerevoli colori di balze e frappe delle gitane, l’odore forte dei cavalli sembra quasi di essere trasportati in un tempo antico e lontano. In una terra dove non esistono telefono e automobili, dove le donne tengono da parte abiti eleganti per il dì di festa e dove ancora, per fortuna, esistono cavalieri che ti invitano a ballare…

Uno stupore continuo

Vivo qua da più di due mesi e continuo a rimanere stupita. Ogni angolo della città mi lascia senza fiato. Mi sono avventurata nel Parque de Maria Luisa e ho scoperto un universo naturale… Pappagalli, specchi d’acqua, e fantastiche panchine dipinte e colorate dove riposare all’ombra. E come per magia si apre una piazza, si intravede un padiglione dallo stile coloniale, e l’occhio si perde tra fontane e palme.

Un rebus con Sevilla nel cuore

Flamenco, azulejos e corrida: questi i simboli di Siviglia nel mondo.
Ma ce n’è uno dotto e di classe che sottile e di soppiatto si infila ovunque. Un rebus delicato che si porta stretto la sua Siviglia.

E’ una storia antica che si perde nella notte dei tempi, e parla di re, principi ereditari e lotte dinastiche. Era il 1282 quando Alfonso X, per sfuggire ad una terribile guerra che avrebbe sancito il diritto alla corona per il figlio Sancho IV, trova rifugio nella bella e calda  città andalusa che per sempre gli resterà fedele. E così Siviglia e la sua bandiera dall’anno successivo saranno ricoperti dal NO8DO.

L’otto tra le due sillabe non è altro che un rocchetto di filo, in castigliano madeja, e la figura si legge: “no-madeja-do”, rappresentando così la tipica espressione sivigliana No me ha dejado, non mi ha abbandonato…

La magia dell’Alcázar

Confesso che non lo sapevo. Non sapevo di aver un luogo magico così vicino a casa. Chiunque è pronto a spendere parole sull’Alhambra di Granada e la mia guida, fedele compagna, questa volta non mi ha aiutato.

Posso dire con certezza che non ho mai visto una tale meraviglia come l’Alcázar di Siviglia. Un intrico di stanze, giardini colorati, mosaici e fontanelle: uno spettacolo per gli occhi e per l’anima.

Come non perdere l’orientamento alzando gli occhi verso l’enorme cupola dorata del Salon de Embajadores, come non rimanere incantati dagli arabeschi e dai disegni del Patio de la Muñeca, quasi dei pizzi e dei merletti, come non sentirsi abbagliati dai colori vivi e accesi degli azulejos…

Un luogo che racconta la storia di re e regine, di naviganti e poeti, nella incantevole cornice di Sevilla.

Il comandamento dell’Andalusia

Non dimenticarti mai di onorare le feste. E’ il comandamento dell’Andalusia, che mi hanno insegnato fin dal primo giorno, mettendomi in mano il calendario delle festività.

Il 28 febbraio è il “Dia de la Andalusia”, dal 2 all’8 aprile è festa: la Semana Santa, e poi c’è la Feria a fine aprile, insomma ogni occasione è buona per mangiare, bere e ballare. E qua lo fanno in grande stile.

E se si sposa tuo fratello, dovrai subito correre a comprarti uno dei bellissimi vestiti da cerimonia che illuminano le vetrine di calle Cuna (la via della fiesta)… Mentre le amiche sorseggiano vino bianco, comodamente adagiate su divani bianchi, tu sfili davanti allo specchio vestita di tulle e trine, come una novella principessa, mentre la commessa si affanna a ricoprirti di pizzi e di rose i capelli… Un altro mondo, provare per credere!

I falsi amici esistono anche a Sevilla: parte II

L’idea di portare Venezia e le mascherine colorate del carnevale italiano ha avuto un successone a scuola. L’esecuzione è molto semplice: cartoncino, colori e brillantini, e carta velina colorata per fare il velo.

Le maestre mi chiedono quale e come debba essere il materiale, e io, sicura del mio spagnolo mi lancio nella descrizione. Se non che l’aggettivo “colorado” (colorao in Andaluz) in spagnolo non significa “colorato”, ma “rosso”.

E quando mi sono trovata una quantità industriale di cartoncino e carta velina tutti di un unico colore, rosso, quando io stessa avevo più volte specificato tutto “colorados” non sapevo che pesce pigliare: che volessero fare, per onore di gloria, mascherine tutte della squadra di calcio del Sevilla???  Se solo avessi studiato un po’ meglio lo spagnolo!

Sevilla e la Cruzcampo

Destino, caso o fatalità, il mio indirizzo qua a Sevilla porta il nome di una delle birre più famose di tutta la Spagna: Avenida La Cruz del Campo. L’antica fabbrica, in tipico stile andaluso si trova proprio a pochi passi da casa mia.

Una storia colorata di rosso e giallo, come la bandiera di questa terra, un nome che porta dentro una religiosità vera e genuina che fa parte della vita quotidiana di ogni abitante: La CruzCampo è la birra per eccellenza di tutti gli Andalusi.

Il vecchio edificio, che sorge nel quartiere di Nervion, all’incrocio tra Av. La Cruz del Campo e Av. de Andalucia, deve essere una tappa obbligatoria per tutti gli amanti di birra: fatelo in onore delle numerose cañas (bicchieri di birra) che berrete nei bar della città per poco più di due euro…! E non dimenticate di notare la croce, che ancora sorge a fianco dello stabilimento: l’ultima stazione della Via Crucis, posta, un tempo, fuori città, che ha regalato il suo nome alla famosa cerveza.

Un caffè all’ombra della Cattedrale

E con gli occhi totalmente accecati dalla bellezza della Cattedrale di Siviglia, anche il caffè con leche ti sembra il più buono mai bevuto al mondo…